lunedì 3 maggio 2010

Regina Coeli Ora Pro Nobis


“ Lo devi ammazzà stò fascistone, mettilo sotto! ”

“ Daje che aspetti, si nun lo fai tu lo famo noi! “

“ Ammazzalo, ammazzalo! “



Porto il tram da quando è iniziata la guerra. Ho fatto viaggiare gente comune, fascisti e partigiani, di questo sono sicuro. Non sono un convertito dell’ultima ora, io la tessera della Cgil l’ho sempre tenuta in tasca. Quello che è steso sui binari, gonfio di botte da non potersi più muovere, io non so neanche chi sia. Me lo spiegano per sommi capi, e ogni due parole gli assestano un altro calcio.

Quel corpo disgraziato appartiene a Donato Carretta, ex direttore del carcere di Regina Coeli, e testimone d’eccezione al processo Caruso. Pietro Caruso è un personaggio di cui non potete aver memoria, ma all’epoca non c’era romano che non lo conoscesse. Fu questore della polizia di Roma negli anni infami del fascismo, e fu lui a scrivere 50 dei 333 nomi delle Fosse Ardeatine. Fu il generale Kappler in persona a chiederglielo. Il Caruso, che sebbene fosse fascista non riusciva ad esser carogna fino in fondo, prese tempo, e volle parlare col ministro degli Interni. Il ministro all’epoca alloggiava all’ Hotel Excelsior, per star lontano da tutta quella confusione della guerra. Il questore lo sorprese ancora a letto, e senza farlo rivestire gli narrò tutta la faccenda. Il ministro non ebbe neanche a pensarci, che subito gli disse di fare ciò che chiedevano i tedeschi, e in gran fretta anche. Che sennò chissà cosa sono in grado di farti, quelli.

Ecco perché quella gente voleva che io schiacciassi il corpo di Donato Carretta sotto al tram: perché non avevano potuto acciuffare quello del Caruso. Il Carretta di colpe non ne aveva neanche mezza, se non quella di aver lavorato come carceriere sotto i fascisti. Si era persino raccomandato il giorno dell’attentato a Via Rasella che non portassero via i suoi carcerati, perché sapeva bene che fine avrebbero fatto. A modo suo, tentava di riparare ad una vita da secondino facendo per due minuti il samaritano. Non bastò.

Intanto mi urlavano contro sempre più forte che lo dovevo ammazzare, ma io non volevo farlo. Non potevo accettare che quella folla avesse invaso il tribunale per avere la testa del Caruso, e che poi si fosse accontentata di quella di Carretta. Le porte del tribunale erano state chiuse, ma la folla ha una mentalità troppo decisa per restarsene al di là di una porta chiusa. Quando la folla passa da una porta, è la Storia che gliela tiene aperta. Così, essendo Donato Carretta intervenuto affinché l’udienza si svolgesse regolarmente, fu lui ad essere trascinato fuori dall’aula.

Venne bastonato senza riguardi sotto gli occhi dei suoi colleghi poliziotti, in numero troppo scarso per intervenire con successo. Ormai immobile, fu trascinato sui binari lasciando che il suo sangue evidenziasse il percorso svolto finora. Ed è qui che intervengo io.

Gli mostro la tessera della Cgil. Sono un compagno,dico. Non so quanto può servire, ma rende chiara la mia posizione: non ammazzerò Donato Carretta, non lascerò che la violenza macchi il riscatto di questo paese.

La mia storia sarebbe finita qui, ma quella di Carretta e del Caruso no . Pietro Caruso verrà giustiziato il 22 Settembre del ’44, appena 4 giorni dopo l’inizio del processo. Al plotone d’esecuzione dirà: “ Viva l’Italia”.

Donato Carretta venne trascinato ancora per molti metri, fino al Tevere. Dalla spalletta, il suo corpo fu gettato nel fiume, che invece di portarlo via come un qualsiasi cadavere, scelse di farlo rinvenire con le sue acque gelide. Alcuni presero una barca, e lo seguirono per dargli la morte a colpi di remo. Furono dei bambini a ritrovare il corpo, che avevano seguito con lo sguardo mentre correvano lungo la riva del fiume. I barcaioli lo presero a bordo, e lo riportarono indietro fino a Regina Coeli. Lì, dove tutto era iniziato, lo appesero alle sbarre del cancello principale, a testa in giù, secondo un’antica usanza romana. Lo colpirono ancora con gli stessi sampietrini su cui volevano che lo tagliassi a metà. Solo allora la Storia si disperse, e con essa la folla.


Nessun commento:

 
Creative Commons License
This opera by http://oil4brains.blogspot.com/ is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 2.5 Italia License.